Bagni di Lucca - Teatro, sale, alberghi

Alla fine degli anni ’70, prima ancora di terminare gli studi, Giacomo Puccini veniva a Bagni di Lucca per suonare il pianoforte in un’orchestrina da ballo al Teatro Accademico, al Casinò e alla sala Ducci di Ponte a Serraglio: il salario era di £ 10 o 15 per sera, per risparmiare arrivava un po’ prima dello spettacolo e cenava in casa di Adelson Betti (per il quale compose l’inno Vexilla regis prodeunt), padre del celebre violinista Adolfo.

Dopo più di un decennio, Puccini tornò più volte in estate a Bagni di Lucca da villeggiante, come ogni lucchese benestante della sua generazione, richiamato, oltre che dal piacevole clima, dalla presenza di molti buoni amici e «dalla quiete bagnajola». Bagni di Lucca era anche tappa obbligata per l’Abetone, dove spesso Puccini trascorse i periodi più caldi dell’estate (per un periodo vi possedette anche una casa).

Nel 1909 scelse il Grand Hotel delle Terme («credo che si chiami così l’albergo alto»), dopo essersi accertato che l’albergo poteva garantirgli la quiete necessaria per lavorare: vi compose infatti il secondo atto de La fanciulla del West.

Nel 1920 passò più di venti giorni all’Hotel Vittoria: proprio nella «quiete bagnajola», nella villa dove risiedeva il barone Edoardo Fassini Camossi, Puccini ebbe l’incontro decisivo con i librettisti Giuseppe Adami e Renato Simoni per il varo di Turandot, compreso l’ascolto di un carillon portato dalla Cina dal barone, che eseguiva tre melodie poi utilizzate da Puccini, e proprio dalla cittadina termale partì una corrispondenza per il «Giornale d’Italia» che annunciava la nuova opera di Puccini: un vero e proprio scoop che suscitò le ire del compositore, che avrebbe desiderato maggiore riservatezza.
A Bagni di Lucca Puccini aveva due dei suoi più cari amici, Ferruccio Giorgi e Adriano Bastiani: la casa di quest’ultimo è rimasta pressoché intatta e conserva molti ricordi del compositore.

Caffè Di Simo già Caselli

In questo Caffè si può proprio dire che negli anni tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento si sia realizzato un vero ‘concerto di amicizie’, come ricorda la lapide posta nel 1958 dai proprietari di allora, Angelo Ricci e Fernando Pieri:

Questo Caffè in cui echeggiò l’entusiasmo del risorgimento
accolse alla fine dell’ottocento e al principio del nostro secolo
poeti letterati ed artisti amici del droghiere mecenate Alfredo Caselli
fra cui Giovanni Pascoli Giuseppe Giacosa Alfredo Catalani Giacomo Puccini
Pietro Mascagni Libero Andreotti e Lorenzo Viani.

Anfitrione e auspice dell’armonico concerto fu Alfredo Caselli, figura straordinaria, generoso amico, colto confidente di grandi artisti, nonché droghiere. La sua figura, cui negli anni ’30 del Novecento il nuovo proprietario Giulio Di Simo intitolò un premio per la letteratura, le arti figurative e la musica, attende la giusta rivalutazione.

Castelvecchio Pascoli

La casa museo Giovanni Pascoli è una tappa particolare e qualificata degli Itinerari pucciniani, per le memorie che restituisce e la documentazione preziosa che conserva.

Nel 1895 Giovanni Pascoli aveva preso in affitto la casa dei Cardosi-Carrara, sul colle di Caprona, a circa 5 Km da Barga come dimora di campagna e vi si trasferì con la sorella Maria; nel 1902, il poeta acquistò la casa che diventerà la sua abituale e tranquilla dimora, fino alla morte avvenuta nell’aprile del 1912. In quel periodo alternò agli impegni di docenza (a Bologna, Messina, Pisa e nuovamente Bologna) uno dei più prolifici e felici periodi di creazione poetica e di pubblicazione delle sue opere.

Il primo contatto documentato tra Pascoli e Puccini risale al 1897: Pascoli, che in quel periodo nutriva una grande passione per il teatro, cercò, tramite alcune conoscenze un contatto con Puccini: sarebbe stato possibile collaborare? Puccini fece sapere che sarebbe stato possibile in futuro, dato che al momento era troppo impegnato con Tosca.

Alla fine dello stesso 1897 fu Puccini a contattare il Poeta, per commissionargli un’epigrafe per Guglielmo Lippi (detto Memmo, amico fraterno di Puccini e di Alfredo Caselli, a sua volta amico fraterno di Pascoli), che era morto prematuramente.

All’inizio del 1903 Puccini preannuncia una visita a Barga per la primavera successiva, ma il grave incidente d’auto occorsogli la notte tra il 25 e il 26 febbraio lo costringe all’immobilità. Il Maestro gradisce molto una cartolina d’auguri inviata dal Poeta e risponde con calore. Qualche mese più tardi, ancora costretto a Torre del Lago, Puccini, tramite Alfredo Caselli, fa una richiesta a Pascoli, un sonetto da pubblicare insieme a un’immagine di lui a letto, circondato dalle figure femminili delle sue opere, compresa Madama Butterfly (un’idea promozionale dell’editore Ricordi). Ancora nel 1903 naufragò il progetto di Puccini di trovare, nei pressi di Casa Pascoli, una casa per la villeggiatura estiva.

È legata a Madama Butterfly la testimonianza forse più significativa e più conosciuta: dopo il fiasco dell’opera alla Scala (17 febbraio 1904), Pascoli comunica subito la sua vicinanza con una cartolina profetica:

Caro nostro e grande Maestro,
la farfallina volerà:
ha l’ali sparse di polvere,
con qualche goccia qua e là,
gocce di sangue, gocce di pianto…
Vola, vola, farfallina,
a cui piangeva tanto il cuore;
e hai fatto piangere il tuo cantore…
Canta, canta, farfallina,
con la tua voce piccolina,
col tuo stridire di sogno,
fievole come il sonno
soave come l’ombra,
dolce come una tomba,
all’ombra dei bambù
a Nagasaki e a Cefù.

Inutile dire quanto Puccini abbia apprezzato.

Almeno due furono le visite di Puccini a Casa Pascoli: nel 1908, insieme a Guelfo Civinini e Alfredo Caselli e nel 1911, insieme a Caselli e ad Augusto Guido Bianchi. Ne rimangono testimonianze fotografiche e giornalistiche.

Club, Caffè e Teatri - Viareggio

Se a Torre del Lago il Maestro aveva fondato il «Club della Bohème», a Viareggio era presidente del «Club Gianni Schicchi», fondato nel 1919 e composto da illustri cittadini che si riunivano nel bar omonimo, sulla passeggiata a mare: Giovacchino Forzano, Enrico Pea, Icilio Sadun.

Si ha notizia dell’allestimento di una sola opera pucciniana a Viareggio, prima del 1924: La fanciulla del West, andata in scena al Teatro Politeama il 9 settembre 1923.

Dai primi anni del Novecento, le cronache locali registrano a Viareggio la presenza di numerosi artisti e personaggi dello spettacolo che arricchiscono con la loro presenza la vita intellettuale e mondana. Luogo privilegiato di ritrovo il Gran Caffè Margherita. Una targa posta nel 1949, venticinquesimo anniversario della morte di Puccini, ricorda così quell’ambiente particolare:

Durante il primo quarto del secolo
uomini illustri
tra cui
Marconi Giordano Toscanini
e amici cari del maestro
italiani e stranieri
convenivano a questo tavolo
scelto da
Giacomo Puccini
a luogo di ritrovo
per ricrearsi in semplicità di civili conversari
dopo la diuturna fatica
intorno all’arte sua immortale.

Istituto Musicale

Lucca ha un suo Istituto Musicale dal 1842, anno a cui si fa risalire la sua definitiva istituzione ad opera di Giovanni Pacini, con la protezione e il consenso del Duca Carlo Lodovico. Michele Puccini, il padre di Giacomo, dal 1843 in avanti vi aveva svolto varie funzioni e ricoperto varie cattedre, fino ad esserne dal 1862 Direttore, oltre che insegnante di Contrappunto e Composizione. Giacomo iniziò il suo percorso nel 1868, come alunno delle classi di violino (Augusto Michelangeli), di pianoforte (Alessandro Giovannetti) e vocalizzo (Carlo Angeloni). Successivamente frequenterà anche le classi di armonia pratica (Fortunato Magi) e organo (Fortunato Magi, poi Carlo Giorgi) e infine composizione e contrappunto (Carlo Angeloni). È degno di nota che Michelangeli, Magi e Angeloni siano stati allievi di Michele Puccini. Il percorso si concluderà nel 1880 con il diploma in composizione.

Contrariamente al diffuso stereotipo di alunno indisciplinato e mediocre, oggi sappiamo che la carriera scolastica di Puccini all’Istituto musicale fu costellata di premi.

Di Giacomo Puccini l’Istituto musicale (oggi «L. Boccherini») conserva molte memorie: il pianoforte e l’armonium su cui prendeva lezioni, una preziosa raccolta di composizioni giovanili (autografi e copie), alcuni curiosi quaderni di appunti usati al Conservatorio di Milano (dove Puccini, dal 1880 al 1883, continuò gli studi). L’Istituto possiede anche gran parte delle composizioni di tutti gli antenati di Giacomo, che generosamente nel 1891 ne fece «dono all’archivio musicale dell’Istituto Pacini […] volendo che detta musica sia al sicuro e sotto una salvaguardia vigile». Il gesto generoso e lungimirante è sicuramente da collegare con il successo di Edgar al Teatro del Giglio e al riconoscimento tributatogli dalla città.

L’Istituto Musicale «G.Pacini», negli anni in cui lo frequentava Puccini, aveva sede in piazza S. Maria Forisportam, nei locali dell’antico monastero annesso alla Chiesa, oggi sede della scuola primaria «G.Pascoli».

Residenze varie - Viareggio

Designato nel 1900 ‘cittadino onorario’ dall’allora sindaco Cesare Riccioni, Giacomo Puccini soggiorna a più riprese a Viareggio in hotels o case in affitto, tra cui ricordiamo villa Alessandri in via Mentana (1910), Hotel Regina e villa Giovannini (1912), Grand Hotel Royal (1913), villa Motta, in via Buonarroti angolo via Colombo (1914), appartamento in piazza Mazzini (1917), villa in via Giotto (1917 e 1918). Da villa Motta scriveva alla nipote Alba Franceschini: “Qui la solita vita. Ora è il caldo d’agosto, ma qui tra i pini si sta bene.

Io il mare lo degno poco … Io scorro colla bagnarola rossa con critiche ma me ne infischio”, e da via Giotto all’amico Luigi Pieri: “Io sono qui in via Giotto, e vivo sotto gli archi e sotto i pini. Il mare è per me uno sfondo di cartolina”. Non dimenticava però il ‘rifugio’ di Torre del Lago, come scrive a Sybil Seligman nel 1918: “Tutti i giorni, con motociclo e sydecar vado a Torre a caccia”.